Dalle origini della passione alla messa in strada - Maurizio Magri, Socio n.2

Fin da piccolo ho sempre nutrito la passione per tutto ciò che avesse delle ruote, nella fattispecie quattro e un motore a scoppio.
I miei genitori e i miei nonni mi hanno spesso raccontato che, tra i miei primi discorsi e frasi di senso compiuto, durante il periodo della prima infanzia, c’erano i nomi delle vetture che riconoscevo per strada durante le passeggiate con loro.
Dispongo di alcune fotografie, scattatemi da mio papà quando avevo pochi mesi, che mi ritraggono aggrappato al volante della sua Opel Kadett di allora.
Ricordo come un sogno le scorribande per i locali di casa o nel cortile della cascina dei miei nonni con il triciclo, indossando un secchiello in testa, come se fosse un casco, oppure con un’automobilina rossa a pedali (rigorosamente Ferrari!).
Intorno ai dieci-dodici anni le mie uniche letture erano rivolte ad una rivista automobilistica settimanale, alla quale mio papà aveva fatto l’abbonamento. Ricordo le indigestioni che facevo di questa carta stampata, per poi correre velocemente alle ultime pagine, quelle dei listini dei costruttori, e scorrere gli elenchi dei modelli, casa per casa, fino a incrociare con lo sguardo il modello sportivo, quello con più cavalli, quello più veloce, immaginando e sognando di averne uno per tipo una volta diventato grande.

Negli anni della prima adolescenza ho iniziato ad avvicinarmi alle corse su strada, rally e gare in salita.
Nella zona dove ho la casa in montagna, in Valcamonica, è molto forte la passione per questo tipo di discipline motoristiche e sono frequenti (in passato forse ancor di più) le manifestazioni sportive.
Da allora ho iniziato a fantasticare, a non veder l’ora di compiere la maggiore età per poter fare la patente e potermi comprare un’auto tutta per me; non un’auto qualsiasi, ma un’auto sportiva, una come quelle che vedevo la domenica sui “campi di battaglia” ma senza adesivi, da custodire amorevolmente nel box e da poter utilizzare qualora ne avessi voglia o necessità.

Dopo aver iniziato a lavorare e aver messo da parte i miei primi stipendi, anche con un prestito economico da parte dei miei genitori, ho potuto acquistare la mia prima vettura, che attualmente possiedo: una Peugeot 106 Rallye 1600cc 16V, bianca, una delle ultime prodotte dalla casa di Sochaux, prima che finisse la produzione del modello.
Ho avuto la fortuna di acquistare la Peugeot 106 nuova, in concessionario, nell’agosto 2003, pagandola meno di tredicimila euro, cifra che, letta a quasi vent’anni di differenza, fa sorridere: oggi, difatti, per potersi divertire con una vettura anche solo lontanamente simile alla 106 (e alle sensazioni che la stessa regala) bisogna essere disposti a sborsare più del doppio.

Ad esattamente trecentosessantaquattro giorni dall’immatricolazione dell’auto, il 3 agosto 2004 ho avuto una brutta disavventura con la mia Peugeot, proprio mentre mi trovavo nei paraggi della mia casa in montagna: dopo aver perso il controllo della vettura, sono uscito di strada, facendo un capitombolo di circa centocinquanta metri nel bosco, uscendo illeso dai rottami.

Ho deciso, successivamente, di far ricostruire l’auto, acquistando una scocca nuova in Peugeot, facendo trapiantare la meccanica sul nuovo telaio e montando degli interni e dei lamierati originali di seconda mano.
Nel corso degli anni successivi, ho apportato parecchie modifiche alla vettura, grazie anche all’aiuto di mio papà, nonostante lui stesso non abbia mai approvato questa mia “politica”, tutte a tema corsaiolo.

Tra ottobre e novembre 2013 ho comprato un’altra Peugeot 106 Rallye 1600cc 16V uguale alla mia, che è stata preparata poi dalla EFFELLE Motorsport.
A giugno 2014 ho appoggiato per la prima volta il mio sedere sul sedile fisso della vettura, in occasione della prima “messa in strada” (forse meglio dire “messa in pista”) all’Autodromo Daniel Bonara di Franciacorta.
Qualche mese più tardi ho potuto prender parte al mio primo "Trofeo Vallecamonica", da tutti conosciuto come "Malegno-Ossimo-Borno" o più semplicemente "Malegno-Borno", la gara tanto sperata, tanto desiderata fin da quando ero piccolo.
Da allora ho potuto partecipare ad altre edizioni di questa magnifica gara, nonché ad altre competizioni su suolo nazionale e ad alcune manifestazioni non competitive.


Dal 2017 collaboro con i ragazzi del direttivo, con i quali ho dato vita, dapprima, al gruppo www.106rallye.it che, dal gennaio 2020, è diventato ufficialmente 106Rallye Club Italia.

Come anticipato sopra, la Peugeot 106 Rallye, a mio modo di vedere, incarna perfettamente lo spirito di vettura da corsa da utilizzo quotidiano. Difatti, con pochissime modifiche, gli esemplari che, ancor’oggi, riempiono gli elenchi iscritti di parecchie manifestazioni, altro non sono che derivati dalla serie, incarnando una filosofia diametralmente opposta ai prototipi che invece affrontano le tortuose speciali del mondiale rally attuale, ben distanti dalle auto realmente prodotte dalle case madri.
Al pari di altre auto coeve o appena precedenti (Renault Clio Williams, Lancia Delta Integrale, Peugeot 205 Rallye e GTi, Ford Escort Cosworth, Renault 5 GT Turbo, ecc..), la Rallye è una vettura dura e pura, senza tanti fronzoli né “filtri”, che diverte il guidatore senza necessariamente dover disporre di un’infinità di cavalli.

Personalmente, mi ha sempre appagato anche alla vista, facendomi voltare spessissimo dopo averla parcheggiata nel box o vicino al bordo di un marciapiede, trovandola estremamente bella e cattiva esteticamente.